Come cambierà il mondo delle aste immobiliari

Stiamo andando verso un repentino cambiamento supportato dalla tecnologia, ormai è un tema ricorrente anche sembra non se ne parli mai abbastanza. Che tutto il sistema legato all’immobiliare sta subendo e subirà cambiamenti importanti è ormai un dato evidente, quello che ancora non è ben chiaro, è quanto sarà incisivo e profondo questo mutamento.

Alcuni esperti di settore parlando anche di una nuova o forse è meglio dire, di una migliore figura professionale, identificata per ora come “esperto negoziatore” relativamente alle aste immobiliari. In tempi di crisi e conseguenti debacle imprenditoriali, non stupisce che ci sia un incremento degli immobili all’asta.

Verso la nuova disciplina della crisi d’impresa nel 2024

Si tratta dell’approvazione del DL 118/2021 (convertito nella legge 147/2021) che ha come ruolo quello di disciplinare modo aggiornato e corrente la crisi d’impresa, ed entrerà in vigore nei prossimi anni in modalità scaglionata fino a diventare completamente operativo già nel 2024.

Da qui, la nuova figura dell’esperto negoziatore, in altri termini detto anche mediatore, il quale avrà il compito di cercare la soluzione migliore possibile per il risanamento dei debiti aziendali. Ovviamente, visto il pregresso degli ultimi 2 anni, non è difficile ipotizzare che questo tema a causa della contrazione economica tenderà a crescere.

Come si diventa esperto negoziatore, i requisiti

I requisiti sono; essere da almeno 5 anni commercialista, oppure avvocato o consulente del lavoro con esperienza in crisi aziendali, seguire un apposito corso della durata di 55 ore circa, a seguire ci sarà una verifica per valutarne le capacità.

I compensi per questa figura professionale sono in percentuale con una serie di scaglioni in base al valore della somma negoziata, esempio per somme fino a 100.000 Euro il 5%, fino a oltre un 1.300.000.000 con il 0,002%.

Gli Agenti immobiliari presto si dovranno confrontare con questi esperti negoziatori, in relazione agli immobili caduti in “disgrazia” appartenenti a imprese o privati, di fatto si sta delineando un nuovo scenario o sfaccettatura se volete, nel mondo dell’immobiliare.


Aste immobiliari +63% nel secondo semestre 2020

La scure scesa sul tutto il comparto turistico si è riversata inevitabilmente anche sul settore immobiliare. Era inevitabile, dopo uno stop forzato a causa della crisi sanitaria, dove il calo dei flussi turistici hanno toccano minimi storici, le strutture alberghiere hanno subito il tracollo.

Secondo il rapporto Sogeea, è aumentato del 7% il totale degli alberghi e hotel in vendita, mentre si alza il coro di voci che chiede un fondo per salvare le prime case. Il numero delle case in vendita è cresciuto del 63% con ovvie ripercussioni nel settore edile che rallenta a causa dell’offerta crescente.

Le famiglie in difficoltà rallentano il mercato immobiliare

La perdita del settore turistico ha avuto effetti devastanti, con licenziamenti e quindi impossibilità per quanti coinvolti dalla crisi di onorare le scadenze di mutui accesi, con conseguenti perdite degli immobili. Per questo, ora è al vaglio un sostegno per la prima casa, pensando a un fondo che possa sostenere quanti hanno perso il lavoro e quindi capacità di reddito.

Tra le Regioni più colpite con la più alta percentuale ci sono quelle del sud con il 113%, le isole con 284%, il centro Italia con il 64% e il nord con il 28%. Per un totale di immobili all’asta di oltre 15.000 unità. Dati e cifre che fanno sudare freddo e che non ha un precedente storico di comparazione. Si tratta della più grande recessione del settore immobiliare mai registrata prima in un periodo così breve.

L’accelerazione delle strutture turistiche in vendita

La situazione pre-Covid non era migliore per il settore turistico, la crisi ha dato il colpo di grazie a quelle strutture già in affanno. Il 30% delle strutture alberghiere in vendita si trova al nord, pesantemente colpito fin dal marzo 2020, tengono le Regioni del sud in quanto hanno avuto una boccata di ossigeno nel periodo luglio-settembre.

Si tratta di un aumento del 7% delle strutture alberghiere che sono finite all’asta, un numero importante che si aggiunge alle vendite o trattative in corso d’opera. Molte delle strutture in vendita finiranno in mano a compratori esteri, altre ad investitori istituzionali, questo comporterà un ulteriore rallentamento nelle riaperture dovuto al cambio di gestione.

La situazione potrebbe ribaltarsi è avviarsi verso una ripresa e normalizzazione solo quanto ripartiranno i flussi turistici europei, fino ad allora sarà difficile vedere un’inversione di tendenza!